Al contrario di ciò che si pensa, le case di legno sono praticamente ignifughe.
Il legno è il materiale naturale per eccellenza, utilizzato da millenni nelle costruzioni e recentemente tornato in auge come elemento ideale per la bioedilizia. È un ottimo insonorizzante, isola termicamente gli interni e crea ambienti caldi e accoglienti, ideale perciò anche in ottica biofilica o nella creazione di case passive. Ma ciò che frena tante persone dall’adottarlo come materiale principale per la loro abitazione è il timore che possa facilmente prendere fuoco. Eppure le case di legno possono essere ignifughe tanto quanto quelle in cemento o mattoni. Tutto dipende dalla stratigrafia di pareti e tetti.
Quanto sono diffuse le case di legno?
Nonostante la pandemia, nel 2020 il settore dell’edilizia in legno italiana è cresciuta del 3% e ha aumentato il suo fatturato a 1,39 miliardi di euro, confermando il nostro paese al quarto posto in Europa per capacità di realizzazione. Lo annuncia il rapporto “Edilizia in Legno” 2021, curato dal Centro Studi FederlegnoArredo e giunto alla sesta edizione. La crescita è ancora più significativa se si considera che nel 2020 il volume generale delle costruzioni in UE è diminuito del 7,8%.
Lombardia, Trentino – che ospita la maggior parte delle imprese costruttrici – e Veneto sono le regioni italiane in cui si costruisce di più in legno. Mentre le grandi città del nord e del centro – Milano, Torino e Firenze su tutte – confermano che l’edilizia in legno può andare anche oltre il primo piano, dando vita a strutture multipiano con più unità abitative. È evidente dunque come anche la popolazione abbia ritrovato la fiducia nel materiale, anche e soprattutto sull’onda dell’entusiasmo per la bioedilizia, che vuole rinnovare il parco edilizio rendendolo più sostenibile.
Come sono fatte?
Per capire cosa rende tanto sicure e sostenibili le case di legno, bisogna scomporle. Tutto inizia dalla loro stratigrafia: il corretto inserimento dei materiali nel giusto ordine in base alla tipologia e alla collocazione dell’edificio può fare la differenza tra un’abitazione confortevole e sostenibile e una invivibile. Ogni edificio, infatti, necessita di soluzioni diverse in base alla sua esposizione a determinate temperature e a determinati tassi di umidità e soprattutto alla loro variazione durante il giorno e la notte. L’involucro ideale di una casa in legno perciò non è formato semplicemente da una struttura di legno, è arricchito da guaine, teli e pannelli volti a massimizzare la qualità della vita al suo interno.
Naturalmente ogni azienda costruttrice avrà le proprie abitudini, ma in genere la stratigrafia base di una casa in legno è la seguente:
- legno per la struttura vera e propria della casa, sia esterna (pareti perimetrali e tetto) che interna (pareti ed elementi portanti interni)
- cartongesso per le contro-pareti e le partizioni interne non portanti
- lana di roccia per isolare a cappotto l’edificio
Poi c’è il rivestimento interno ed esterno, da scegliere in base alle preferenze estetiche e/o performative rispetto alle necessità di ognuno. All’interno della stratigrafia si dovrà inoltre considerare lo spazio essenziale per il passaggio degli impianti e l’eventuale inserimento di teli impermeabilizzanti.
Sono resistenti al fuoco?
Ognuno di questi materiali ha una reazione diversa a contatto con il fuoco. La lana di roccia è completamente ignifuga, certificata con la classe A1 per la sua resistenza al fuoco. Il cartongesso non è completamente ignifugo ma ha comunque un’elevata resistenza, soprattutto se combinato in due lastre adiacenti. Il legno – anche quello privo di trattamento ignifugo – non è il materiale combustibile per eccellenza, come si tende a pensare. Se lo fosse non potrebbe nemmeno essere utilizzato come metodo di riscaldamento.
Per comprendere il modo in cui il legno tende a rispondere alla diffusione del fuoco, infatti, basta pensare a come i ceppi di legna di qualità bruciano nel camino o nella stufa: lentamente e a strati. Ne risulta una tecnologia naturale praticamente perfetta, che dipende in larga parte da un processo chimico-fisico chiamato “carbonizzazione”.
Se un pannello o una trave di legno dovessero essere raggiunti dal fuoco, grazie alla carbonizzazione sulla loro superficie esterna si creerebbe un sottile strato carbonizzato che rallenterebbe l’avanzata delle fiamme, bloccando il passaggio dell’ossigeno e proteggendo più a lungo il cuore della struttura. Sbriciolatosi l’involucro, il processo ricomincia, ripetendosi a ogni strato e facendo sì che il legno bruci a una velocità di soli 0,7 mm al minuto. Senza contare che, in genere, le strutture in legno delle abitazioni vengono anche trattate con impregnanti naturali che ne massimizzano la capacità ignifuga.
Consapevoli di questo comportamento del materiale, i progettisti possono letteralmente pianificare il comportamento dell’abitazione durante un eventuale incendio, inspessendo gli elementi lignei per aumentare il tempo di combustione. Anche gli impianti elettrici in una casa in legno sono protetti dal fuoco. I corrugati che contengono i cavi e le scatolette elettriche resistono fino a 850 gradi centigradi e i punti in cui i primi si inseriscono nelle seconde vengono rinforzati con materiali ignifughi.