Cambiamento climatico, sfruttamento smodato e inquinamento rendono l’acqua sempre più scarsa.
La popolazione umana ha sfruttato nel corso del tempo con successo molti dei corsi d’acqua dolce naturale che disseminano il mondo, costruendo dighe, pozzi, sistemi di irrigazione e altre strutture che hanno permesso alle civiltà di crescere e prosperare. Oggi però i sistemi idrici sono sempre più stressati e alcuni fiumi, laghi e falde acquifere si stanno prosciugando, rendendo l’acqua sempre più scarsa. Come siamo giunti a una situazione di scarsità del bene vitale per eccellenza?
Lo stato dell’acqua
Se qualcuno chiedesse quali sono le risorse naturali a rischio esaurimento, probabilmente non penseremmo all’acqua in prima battuta. L’acqua copre infatti il 70% del nostro pianeta e nel nostro immaginario è abbondante, pressoché infinita. Tuttavia, guardando da vicino questo 70%, noteremmo che l’acqua dolce – quella che beviamo, utilizziamo per lavarci o per irrigare – è di per sé rara. Solo il 3% dell’acqua oggi presente del mondo, infatti, è acqua dolce e due terzi di questa è nascosta nei ghiacciai o comunque non immediatamente disponibile per il nostro uso. La piccola percentuale residua è sempre più inquinata a causa delle attività dell’uomo. E soprattutto viene prelevata a ritmi che non consentono ai bacini idrici di ricaricarsi in tempo, dati i sempre più lunghi periodi di siccità causati dal cambiamento climatico.
Di conseguenza, oggi circa 1,1 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua e per 2,7 miliardi l’acqua è scarsa per almeno un mese all’anno. Anche le condizioni igienico-sanitarie inadeguate, strettamente correlate alla presenza di acqua pulita, sono un problema per 2,4 miliardi di persone, esposte a colera, tifo e altre malattie trasmesse proprio dall’acqua contaminata. Basti pensare che 2 milioni di persone l’anno, soprattutto bambini, muoiono per malattie diarroiche. Non per caso, l’obiettivo 6 dell’Agenda 2030 si concentra proprio sul rapporto tra acqua e sanità, proponendosi di <assicurare l’accesso universale all’acqua da bere e ai servizi igienici attraverso un prezzo accessibile e una gestione efficiente e sostenibile>.
Persino in Italia lo stress idrico è medio-alto, con 9 miliardi di metri cubi di acqua prelevati all’anno per il solo uso potabile, un allargamento delle aree soggette a discontinuità nella fornitura e infrastrutture obsolete (dati di Legambiente).
Perché l’acqua è scarsa? L’aumento delle temperature e della popolazione
La prima e più radicale causa della sempre maggiore scarsità dell’acqua nel mondo è naturalmente il cambiamento climatico, con il conseguente surriscaldamento globale. Più gli uomini avvelenano l’aria e la terra con l’anidride carbonica e gli altri gas serra derivanti dalle loro attività, più si alterano le fasce climatiche. In questo modo, cambia anche la geografia e la portata delle acque. Le aree siccitose si allargheranno, mentre ad altre latitudini aumenteranno le inondazioni dovute a precipitazioni abbondanti concentrate in breve tempo. Ghiacciai e manti nevosi perenni scompariranno sulle montagne, pregiudicando le forniture di acqua dolce alle comunità a valle, come sta già accadendo nel rapporto tra Alpi e Pianura Padana.
Un orizzonte climatico simile si accompagna a un aumento della popolazione globale, che negli ultimi 50 anni è più che raddoppiata. Questa rapida crescita, accompagnata dallo sviluppo economico e industriale, ha intaccato gli ecosistemi acquatici diminuendo la biodiversità. Ma ha anche aumentato a dismisura il fabbisogno di acqua dolce sanitaria, agricola, per la produzione di vestiti e non solo, tanto che oggi il 41% della popolazione mondiale vive in bacini fluviali sottoposti a stress idrico, cioè sfruttati in maniera non sostenibile.
Perché l’acqua è scarsa? Agricoltura e inquinamento
L’agricoltura, a proposito, utilizza il 70% dell’acqua dolce disponibile nel mondo. E ne spreca tra l’altro più della metà, a causa di sistemi di irrigazione malfunzionanti, di metodi inefficienti e soprattutto della volontà di coltivare specie che richiedono tanta acqua in ambienti che non la forniscono naturalmente. Questo uso smodato della risorsa sta perciò prosciugando fiumi, laghi e falde acquifere, i bacini più preziosi che abbiamo, rendendo l’acqua sempre più scarsa. L’agricoltura non biologica inoltre inquina le acque dolci con i suoi pesticidi e fertilizzanti, danneggiando sia l’uomo che le altre specie animali.
Gli inquinanti che intaccano irrimediabilmente la qualità di interi bacini idrici provengono anche dalle acque reflue umane non trattate e dai rifiuti industriali. Alcuni loro effetti sono immediati, per esempio la diffusione di batteri nocivi, che rendono l’acqua pericolosa da bere o da sfruttare in qualunque modo. In altri casi sono necessari anni perché compaiano gli effetti dell’accumulo di sostanze tossiche, soprattutto quelle legate ai processi industriali. In entrambi i casi, però, il processo è quasi irreversibile. Quando un bacino è contaminato possono essere necessari tempi e costi elevatissimi prima di renderlo nuovamente utilizzabile.
Nemmeno le acque sotterranee sono protette dagli inquinanti, data la capacitò di questi ultimi di penetrare nel terreno fino a raggiungere le falde acquifere. La portata e la salute di queste ultime è un indice particolarmente importante per stabilire lo stato delle risorse idriche globali. Tanto da aver spinto a dedicare proprio alle acque sotterranee la Giornata Mondiale dell’Acqua 2022. Si tratta infatti di bacini che contengono il 99% delle acque dolci correnti mondiali. Bacini che forniscono quasi la metà di quella potabile, il 40% di quella utilizzata per l’irrigazione e un terzo di quella destinata all’industria. Eppure, come sottolinea l’Unesco con la campagna “Groundwater: making the invisible visible”, non vengono trattate e tutelate come meriterebbero.