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Comunità energetiche rinnovabili: due casi italiani

La provincia di Biella, con Smart CER, e la Regione Friuli Venezia Giulia, con RECOCER, sono pioniere in Italia della gestione aggregata dell’energia tramite Comunità energetiche rinnovabili.

L’energia è forse il principale tra i 5 settori che il Green Deal Europeo ha individuato come capitali per la costituzione di una green economy. Influenza, infatti, direttamente anche gli altri 4: trasporti, agricoltura, edilizia e industria. Tra gli obiettivi che lo riguardano c’è, naturalmente, la messa a punto di nuove tecnologie che aiutano a creare un’infrastruttura moderna ed efficiente, la decarbonizzazione totale del settore entro il 2050 – con l’obiettivo intermedio del -55% di emissioni entro il 2030 –, la responsabilizzazione dei consumatori e la promozione di standard energetici e indici di valutazione. Ma, soprattutto, la costituzione di sistemi energetici integrati, interconnessi e intelligenti basati su fonti rinnovabili, come le CER (Comunità Energetiche Rinnovabili).

La Commissione Europea ha recentemente proposto di alzare al 40% la percentuale di energia che nel mix energetico dell’Unione deve essere ottenuta da fonti rinnovabili, accompagnata dalla riduzione del 36-39% dei consumi finali e primari. L’Italia sembra ben indirizzata, dato che nel 2020 ha coperto con fonti rinnovabili il 20% dei suoi consumi nei settori elettrico, termico e dei trasporti, superando il target del 17% imposto dall’UE. Ma per imprimere una svolta significativa sarà indispensabile ragionare in rete, estendendo i benefici economici, sociali e ambientali derivanti dall’utilizzo di energia pulita. Proprio in quest’ottica nascono i progetti Smart CER di Ener.bit e di RECOCER in Friuli Venezia Giulia, in cui l’innovazione e la sostenibilità portano alla creazione di valore condiviso da un’intera comunità.

Cosa sono le comunità energetiche rinnovabili

La transizione energetica è un processo globale e deve essere affrontata in stretta sinergia con gli altri stati, regioni, comuni e persino vicini di casa. Le comunità energetiche rinnovabili sono infatti associazioni di cittadini, di imprese, di negozi, di amministrazioni locali che si dotano di impianti di produzione e di autoconsumo di energia esclusivamente da fonti rinnovabili, tra eolico, geotermico solare, fotovoltaico e idroelettrico. La loro potenza non può superare i 200 kW e l’energia in eccesso può essere stoccata in sistemi di accumulo, per essere utilizzata quando necessario.

Introdotte in Italia con il Decreto Milleproroghe 162/2019, le CER sono un esempio delle nuove frontiere della generazione dell’energia, decentralizzata e distribuita sul territorio. Una modalità di gestione che favorirà lo sviluppo delle smart grid, rinnovando radicalmente il settore. La definizione di “comunità di energia rinnovabile” contenuta nella Direttiva UE RED II (2018/2001/UE) fa esplicito riferimento ai vantaggi connessi alle CER. L’obiettivo è «fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai suoi azionisti o membri o alle aree locali in cui opera». I benefici ambientali derivano dall’abbandono delle fonti fossili e dalla possibilità di evitare di disperdere l’energia lungo la rete di distribuzione. Quelli sociali dalla condivisione di un nuovo modello di gestione dell’energia che migliora la qualità della vita nelle comunità che lo adottano.

La Smart CER di Biella

In provincia di Biella è stato appena lanciato da Ener.bit Smart CER, con il supporto dell’Energy Center del Politecnico di Torino e di WEC Italia. Costituisce il primo esempio in Italia di una grande comunità energetica rinnovabile che «intende costruire modelli innovativi di sviluppo territoriale basati sull’energia, configurandosi come Dimostratore di Eccellenza Sovracomunale», ha spiegato il presidente di Ener.bit Paolo Maggia. Smart CER sarà, infatti, in grado di «assicurare a partire dal 2022 un flusso costante di risorse economiche generate dalla governance dell’energia, capaci di creare valore per il territorio e finanziare anche l’operatività dell’Ente», ha aggiunto il direttore Alberto Prospero.

Il progetto darà vita a un insieme di comunità energetiche rinnovabili estese su 74 comuni del Biellese controllate da una CET (comunità energetica del territorio) con un ufficio tecnico e uno amministrativo centrali. La presenza di Ener.bit quale promotore dell’aggregazione e della coordinazione delle CER dà anche la garanzia di poter sfruttare al meglio i fondi del PNRR. Per esempio, i 2,2 miliardi di euro destinati ai comuni sotto i 5000 abitanti.

Il progetto RECOCER

Un progetto simile a Smart CER, in realtà, esiste già ma prevede la regia di un soggetto pubblico. È RECOCER (Regia Coordinata dei Processi di Costituzione di Comunità di Energia Rinnovabile sul territorio della Comunità Collinare del Friuli), che, sempre con il supporto dell’Energy Center del Politecnico di Torino, ha avviato una gestione territoriale dell’energia su 15 comuni attraverso le CER. RECOCER permetterà di destinare proprio alla costituzione di Comunità energetiche rinnovabili i 5,4 milioni di euro che la Regione Friuli Venezia Giulia ha assegnato alla Comunità Collinare del Friuli, nata nel 2020 per gestire la transizione energetica in modo sistematico.

A fungere da soggetto aggregatore sarà la Comunità Collinare stessa, dotatasi di competenze e di un’organizzazione tramite cui gestire una rete di Comunità energetiche. Il suo obiettivo ultimo è di destinare al territorio buona parte del valore aggiunto creato, sia in termini economici che di competenze, rendendo replicabile il proprio modello.

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