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Earthships: le case sostenibili del futuro

Tra gli esempi più curiosi di bioarchitettura ci sono le earthships, case autosufficienti, sostenibili e confortevoli dall’estetica fuori dal comune.

La transizione ecologica dell’edilizia dovrà andare di pari passo con un cambiamento in direzione sostenibile delle abitudini e dei comportamenti delle persone. L’architettura, a tal proposito, sarà chiamata a trovare nuove idee e nuove forme per realizzare gli edifici del futuro, spazi ideali per adottare uno stile di vita ecocompatibile. Ecco come sono nate le earthships, edifici autosufficienti e circolari dalle fattezze originali rispetto a quanto siamo abituati a vedere oggi.

Cosa sono le earthships?

Le earthships sono il prodotto di intuizioni che circolano da decenni nell’ambito della progettazione architettonica ecocompatibile, ma la loro conformazione architettonica le rende ben riconoscibili tra gli altri esempi di green building. Sono infatti sono nate precisamente negli anni ’70, quando l’architetto – o, piuttosto, “biotect”, come si faceva chiamare – Mike Reynolds progettò a Taos (New Mexico, USA) la prima “nave della terra” con l’obiettivo di creare una casa sostenibile, autosufficiente e accessibile a chiunque la costruisse con materiali locali e riciclati.

Si tratta dunque di edifici unici dal punto di vista estetico, perché fortemente dipendenti dalle scelte dei proprietari e dei progettisti, così come dalla disponibilità di materiali locali. Ma allo stesso tempo sono accomunati da questa apparente bizzarria architettonica che cela in realtà calcoli precisi per la realizzazione di strutture che minimizzino il loro impatto ambientale.

In genere, sono realizzate con pneumatici imbottiti di terra, lattine di alluminio, bottiglie di vetro, paglia, cemento, mattoni e stucco. Gli pneumatici pieni di terra, in particolare, fanno da struttura portante dell’abitazione, impilati l’uno sull’altro e ricoperti con cemento o stucco come finitura. Le lattine di alluminio o le bottiglie di vetro sono invece alternative agli pneumatici: l’importante è che qualunque materiale impiegato sia locale.

Elettricità, acqua e cibo

Se combinati correttamente, questi materiali recuperati o riciclati a km 0 creano di per sé massa termica, regolando naturalmente la temperatura interna della casa senza che sia necessario installare le tradizionali tecnologie di riscaldamento e raffrescamento. A tal proposito, spesso le earthships sono costruite in parte nel terreno e talvolta con interi locali nel sottosuolo, per regolare ulteriormente la loro temperatura interna.

La tendenza a utilizzare energia e calore solari per non dover installare elettrodomestici e impianti le rende perfetti esempi di passivhaus, case solari passive che autoregolano la propria temperatura. Richiedono perciò anche una certa attenzione al momento della costruzione rispetto all’orientamento. La parete esposta a sud, per esempio, è spesso completamente di vetro, perché possa lasciar entrare quanta più luce e calore possibile.

Se fosse invece indispensabile utilizzare dell’elettricità per alimentare qualche tecnologia, l’earthship prevede comunque l’autosufficienza energetica. Per raggiungerla usufruisce di pannelli solari o turbine eoliche, installati sopra o intorno alla struttura per produrre e accumulare l’energia necessaria.

L’acqua utile alle attività quotidiane viene raccolta direttamente dall’ambiente circostante. Solitamente un sistema di raccolta dell’acqua piovana la convoglia tutta dal tetto in una cisterna, dove un sistema di filtraggio la rende utilizzabile. Le prime destinazioni sono il lavaggio, il bagno e il bucato, che richiedono un’acqua pulita. In seguito, le acque grigie usate vengono nuovamente filtrate e poi riutilizzate per lo sciacquone, per le pulizie o per l’annaffiatura del giardino. E il cibo? Ogni earthship ha in genere anche una serra idroponica in cui è possibile coltivare tutti i vegetali utili per l’alimentazione di chi la abita. E chi non volesse rinunciare alla carne potrebbe inserire nel progetto anche un pollaio o una vasca per i pesci.

I 6 pilastri delle earthships

Riassumendo, le caratteristiche immancabili in ogni earthship sono 5:

  • sono principalmente costruite con materiali di recupero o riciclati provenienti dalle immediate vicinanze del sito di costruzione
  • la climatizzazione e il comfort termico sono per lo più naturali e dipendono cioè dai materiali impiegati per la costruzione e dalla conformazione e esposizione della struttura
  • il poco fabbisogno energetico è coperto da fonti rinnovabili, in particolare vento e sole
  • l’acqua che circola in casa è recuperata dalle precipitazioni atmosferiche e le acque grigie che risultano vengono a loro volta impiegate per altri scopi
  • il cibo viene autoprodotto, tra serre idroponiche, pollai e vasche per pesci

Come costruire un earthship

Trasferirsi in un earthship significa rivoluzionare totalmente il proprio stile di vita. È perciò importante fare ricerche approfondite prima di decidere di acquistarne o costruirne una. Un ottimo modo per farsi un’idea della vita in una nave della terra è affittarne una per le vacanze, magari all’interno di una comunità. Tutt’oggi, però, la maggior parte delle abitazioni di questo genere si trova in New Mexico e in Colorado. Ne esistono numerosi esempi anche in Europa, soprattutto in Francia e Germania, dove la loro costruzione è pienamente legale. In Italia, invece, la strada è più accidentata, soprattutto a causa della lunga burocrazia e degli scarsi precedenti in merito.

Proprio a Taos, inoltre, ha sede Earthship Biotecture, fondata da Reynolds per diffondere la filosofia delle earthships, con un centro visitatori e un’accademia per imparare tutto ciò che c’è da sapere. Chi lo volesse, può chiedere direttamente a Earthship Biotecture di costruire la propria earthship. Il costo è di $220 – $275 per piede quadrato a seconda del modello scelto, cioè poco più di €2200 – €2750 al metro quadro.

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