L’edilizia europea ha un urgente bisogno di riqualificazione energetica: ecco perché in questi casi la ristrutturazione conviene quasi sempre.
Stabilire criteri che promuovano la costruzione di nuovi edifici efficienti e a zero emissioni è fondamentale. Ma conta altrettanto, se non di più, l’incentivazione del rinnovamento del parco edilizio già esistente in chiave sostenibile. E con un parco edilizio da riqualificare urgentemente dal punto di vista energetico, del comfort ambientale e della sicurezza, la scelta più importante davanti alla quale saranno posti cittadini, aziende e istituzioni nei prossimi anni sarà: ristrutturazione o demolizione e ricostruzione? Ma partiamo dal principio: in cosa consistono esattamente queste modalità di azione?
Cos’è una ristrutturazione?
Ristrutturare significa essenzialmente riparare e/o migliorare strutture rotte, danneggiate, obsolete o poco efficienti. Il termine è utilizzato soprattutto in ambito edilizio e indica l’attuazione di un rinnovamento che mira a ripristinare l’edificio in questione riportandolo allo stato iniziale oppure – come sarebbe ideale – a migliorarlo da diversi punti di vista: estetico, funzionale, impiantistico, di accessibilità. Una ristrutturazione prevede in genere riparazioni, pulizie e soprattutto vere e proprie ricostruzioni. Interventi che possono anche cambiare la fisionomia e la funzionalità dell’edificio a seconda dei nuovi scopi e del progetto disegnato di conseguenza.
L’entità della ristrutturazione dipende naturalmente dallo stato iniziale dell’edificio e dalle sue necessità. In ogni caso, prevede uno studio che porta alla definizione di un progetto da concordare tra i progettisti, i costruttori e il cliente. Il lavoro vero e proprio in genere consiste in riparazioni strutturali, piccole demolizioni funzionali all’integrazione di nuove condizioni progettuali e applicazione di finiture.
La normativa in materia
Dal punto di vista normativo, oggi il concetto di ristrutturazione edilizia comprende dunque anche la demolizione e la ricostruzione “fedele” di alcune parti dell’edificio. Purché rispettino il “principio della conservazione della sagoma e del volume”, come spiega il d.lgs. n. 301/2002. Entro questo limite, la ristrutturazione è definita dal DPR 380/01 come la serie di «interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente».
Esistono però dei casi in cui la volumetria può essere ampliata e modificata, tutti legati al miglioramento della sostenibilità dell’edificio da diversi punti di vista. Si può ampliare nell’ambito di ristrutturazioni volte a ridurre la vulnerabilità sismica di un edificio adeguandolo alla normativa in materia, ma anche per installare componenti che lo rendano più accessibile. E poi si può ampliare per installare tecnologie e impianti per l’efficientamento energetico o in chiave di rigenerazione urbana.
Cos’è una demolizione con ricostruzione?
Demolire e ricostruire da zero un edificio è invece un atto molto più radicale e significa non voler preservare nulla della struttura precedente. La demolizione consiste infatti nello smantellamento, nell’abbattimento o nella distruzione, a seconda dei casi specifici e dei metodi impiegati, di qualunque componente dell’edificio. Si tratta di un lavoro piuttosto delicato perché, nonostante la possibilità di studiare preliminarmente ogni sua fase per condurla in modo controllato, può comunque riservare sorprese date da condizioni difficilmente indagabili in anticipo. Tra i rischi ci sono il comportamento sconosciuto di certi materiali da costruzione e i cedimenti imprevisti della struttura. Ma soprattutto eventuali materiali pericolosi o nocivi nascosti all’interno di elementi strutturali, che richiedono una manipolazione speciale.
La ricostruzione consiste invece ovviamente nell’atto di erigere un edificio del tutto nuovo, uguale per forma e volume nel caso di una ricostruzione “fedele” oppure del tutto diverso dal precedente. In ogni caso, è possibile impiegare i materiali risultanti dalla demolizione dell’edificio precedente. Anche se, data l’entità dell’intervento, sarà certamente necessario utilizzare altre materie prime e soprattutto consumare molta energia.
Perché scegliere la ristrutturazione
Per quanto obsoleto, nella maggior parte dei casi un edificio può essere trasformato senza essere completamente demolito e ricostruito. C’è chi rinnova casa per ottenere una nuova estetica, chi ristruttura per aumentare il valore sul mercato realizzando più profitti con affitti e vendite. Chi lo fa per rendere più efficiente l’edificio dal punto di vista energetico ed economico e chi vuole raggiungere il massimo grado di comfort.
Quello dell’efficientamento energetico ed economico è senza dubbio uno motivo trainante e lo sarà sempre di più nell’ambito della Renovation Wave promossa dall’Europa. Ma ultimamente si sta diffondendo un nuovo modo di abitare e frequentare gli edifici all’insegna della fluidità degli spazi. Ciò significa che la destinazione delle stanze, di interi piani o aree di un edificio può cambiare rapidamente, con poche spese e interventi.
Qualunque sia il motivo della ristrutturazione, a meno che le condizioni dello stabile in questione siano disperate o che la nuova destinazione non sia compatibile da nessun punto di vista con la struttura già esistente, sarà sempre da preferire. Qualunque intervento su un edificio produce emissioni, consumo di materie prime e di energia, ma nulla è paragonabile a demolire e ricostruire da zero, per quanto sostenibile sia il nuovo progetto. I consumi registrati in questa fase non verrebbero infatti ammortizzati rapidamente dall’eventuale miglioramento di prestazioni del nuovo edificio.
I lavori di ristrutturazione possono perciò prendere un edificio e renderlo completamente diverso dal precedente riutilizzandone però la struttura, che in molti casi è responsabile della maggior parte del carbonio incorporato dall’edificio. Ristrutturare un edificio è infatti l’equivalente, su scala maggiore, del riciclare e riutilizzare un oggetto invece di buttarlo via e comprarne uno nuovo. Ovvero la filosofia alla base dell’economia circolare e del modello di sviluppo sostenibile che si sta definendo in concomitanza con la lotta al cambiamento climatico.
Certo, per ottenere il massimo da una ristrutturazione a fronte di un consumo minimo di risorse ed energia, gli edifici dovrebbero essere stati progettati per essere duraturi e riutilizzabili, all’insegna dell’ecodesign e in particolare del design for disassembly. Nei prossimi anni sarà perciò importante integrare le due pratiche di ristrutturazione e nuova costruzione in modo lungimirante e tale da favorire sempre più il riutilizzo invece della dismissione.