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A che punto è il 5G in Italia? Rischi e opportunità

A che punto è il 5G in Italia? Rischi e opportunità

Tra miti da sfatare, rischi concreti e opportunità da cogliere, il 5G avanza anche in Italia, ma più lentamente del previsto.

Senza 5G non possono esistere IoT e smart city, big data e telemedicina, smart grid e building automation e tante altre implementazioni tecnologiche basate sulla connettività e volte a migliorare la vita di tutti. Ma anche la “semplice” esperienza di utilizzo dello smartphone ne risentirà positivamente, permettendo agli utenti di compiere operazioni prima impensabili. Alla base delle tecnologie intelligenti, infatti, dev’esserci una rete stabile, veloce e sicura, che possa supportare senza cedimenti il trasferimento di grandi quantità di dati. La rete internet di quinta generazione ha proprio questo scopo, eppure presenta una disponibilità e una diffusione ancora troppo diseguali e altalenanti per poter permettere un vero salto di qualità tecnologico. Se in Cina è già diffuso, per esempio, il 5G in Italia stenta a decollare, nonostante un mercato potenziale di 5 milioni di persone.

Quando la tecnologia sarà matura, si prevede che offrirà una velocità minima di download di 1 Gbps. Ma negli USA, che al momento possiedono la rete 5G più veloce, gli speedtest hanno già restituito una velocità di 1,8 Gbps. Intanto, la rete di quinta generazione ha già ampiamente superato il 4G nel mondo, crescendo 4 volte più velocemente di quest’ultimo. E in Italia?

Il 5G in Italia

Quei 5 milioni di utenti potenziali corrispondono al 27% di Italiani che nell’ambito della ricerca di Ericsson Five ways to better 5G ha dichiarato che vorrebbe già usufruire del 5G. La quota è addirittura superiore a quella degli altri paesi europei inclusi nel report, ma si è ridotta rispetto al 2019, quando era del 32%. Un dato significativo, se si considera che proprio dalla fine del 2019 il 5G ha subito un boom nel mondo, superando 230 milioni di utenti a fine 2020.

La lentezza nell’implementazione del 5G in Italia è certamente una delle cause, se è vero che il nostro paese, come rileva il report di OpenSignal relativo ai primi mesi del 2021, è penultima nell’area EMEA per velocità media di download garantita dal 5G (92,7 Megabyte al secondo). Ma rimane nella seconda metà della classifica anche relativamente al picco di velocità raggiunto (484,5 Mbps) e alla velocità di upload (15,7 Mbps). E lo stesso vale per quanto riguarda l’esperienza relativa ai video in streaming (valutata con 75,7 punti su 100), al gaming (69,7/100) e alle voice app (80,2/100). I punteggi sono buoni, ma la maggior parte delle altre nazioni offre di meglio.

Come cambierà la nostra vita?

Secondo il Mobility Report di Ericsson, ad oggi già 160 fornitori nell’ambito della comunicazione hanno lanciato servizi 5G. Ed esistono già o sono in procinto di essere lanciati ben 300 modelli di smartphone che supportano la tecnologia. Entro la fine dell’anno si prevede perciò che il 5G avrà raggiunto il mezzo miliardo di utenti nel mondo, che diventeranno 3,5 miliardi nel 2026, con ben 76 miliardi di dispositivi IoT connessi. Ma come impatterà concretamente sulla user experience e sulla vita quotidiana delle persone?

  • Aumenterà sensibilmente la velocità di download e di upload, permettendo, per esempio, di scaricare un film HD in pochi secondi.
  • Lo streaming dei contenuti online sarà fluido anche in 4K, ma il 5G permetterà di arrivare persino all’8K.
  • La qualità delle chiamate e delle videochiamate sarà maggiore, con voci più nitide e un’esperienza più vicina alla conversazione in presenza.
  • Le connessioni dati saranno più sicure.
  • La rete internet supporterà un maggior numero di dispositivi IoT connessi senza risentirne.
  • Si aprirà l’era della smart city e della responsive city, anch’esse basate sull’IoT, con veicoli connessi per limitare traffico e incidenti, sensori ambientali per il risparmio energetico, telemedicina, smart grid, domotica, building automation e ogni genere di automatismo volto a creare città più confortevoli.

Il 5G fa male alla salute?

Com’è noto, la coincidenza tra la fase di implementazione del 5G e la diffusione del Coronavirus ha alimentato in Italia e non solo il dibattito circa la pericolosità per la salute per le reti di quinta generazione. Al di là di complottismi facili da smentire, le preoccupazioni più diffuse riguardano la propagazione di onde elettromagnetiche dannose per la salute.

A tal proposito, il GSMA, l’associazione di rappresentanza dei produttori mobile, sostiene che non cambierà nulla a livello di esposizione rispetto a prima. Ma ancor più conta l’opinione di enti terzi super partes, come ICNIRP (International Commission on Non‐ionizing Radiation Protection), che ha aggiornato le linee guida per la protezione dalle onde dopo sette anni di studi condotti da OMS, Commissione Europea e da varie squadre di esperti. La conclusione è che non ci sarà alcun rischio per la salute se si rispetteranno le suddette linee guida. Il 5G, infatti, non è una tecnologia sconosciuta, è un upgrade del 4G e tante aziende stanno sfruttando le stesse frequenze e antenne di quest’ultimo per introdurlo.

Il 5G è un pericolo per la sicurezza informatica?

Se aumentano i dispositivi connessi, aumenta anche l’importanza del tema della sicurezza e della privacy su internet. Il secondo ordine di preoccupazioni legate al 5G è, infatti, relativo alla cybersecurity e al canale che la nuova rete potrebbe costituire per lo spionaggio nazionale e soprattutto internazionale. I timori riguardano in primo luogo la Cina, con le sue Huawei e Zte.

In proposito, il Governo italiano ha imposto limitazioni agli operatori per tutelare la sicurezza del paese esercitando il golden power, i poteri speciali che gli consentono di proteggere le attività di settori chiave dalle ingerenze straniere. La Commissione Europea, dal canto suo, ha richiesto valutazioni da parte degli Stati Membri sul tema, pubblicando poi nel 2019 una relazione relativa ai rischi che il 5G introduce rispetto alla cybersecurity.

La conclusione è che esistono effettivamente motivi di preoccupazione, 9 per la precisione, suddivisi in 5 scenari di rischio.

  • Scenari di rischio relativi a insufficienti misure di sicurezza: 1. configurazione errata delle reti; 2. mancanza di controlli degli accessi.
  • Scenari di rischio relativi alla catena di approvvigionamento del 5G: 3. scarsa qualità dei prodotti; 4. dipendenza da singoli fornitori all’interno di singole reti o mancanza di diversificazione su base nazionale.
  • Scenari di rischio relativi al modus operandi dei principali autori delle minacce: 5. interferenza statale attraverso la catena di approvvigionamento del 5G; 6. sfruttamento delle reti 5G da parte della criminalità organizzata o di gruppi criminali che mirano a colpire gli utenti finali.
  • Scenari di rischio relativi alle interdipendenze tra le reti 5G e altri sistemi critici: 7. perturbazione significativa di infrastrutture o servizi critici; 8. guasto di rete grave e generalizzato causato dall’interruzione della fornitura di energia elettrica o di altri sistemi di supporto.
  • Scenari di rischio relativi ai dispositivi degli utenti finali: 9. Sfruttamento dell’Internet delle cose (Internet of Things) o di dispositivi mobili o intelligenti.

La Commissione ha poi rilasciato un toolbox destinato agli Stati Membri perché portino a termine l’attuazione delle misure destinate a minimizzare questi rischi.

Cosa resta da fare?

Perché il 5G si diffonda in Italia e nel mondo e perché il quadro delineato diventi realtà, tuttavia, c’è ancora molto da fare su diversi piani:

  • educare i consumatori, colmando il divario di conoscenze e competenze utili a comprendere il valore del 5G
  • assicurare la qualità della copertura sia all’interno che all’esterno degli edifici
  • adattarsi ai requisiti di rete per i nuovi servizi abilitati dal 5G, in modo da offrire prestazioni su misura per l’utente
  • concentrarsi sull’implementazione dei servizi desiderati dagli utenti, specialmente quelli per cui sono disposti a pagare
  • accelerare la disponibilità di casi d’uso tramite partnership ecosistemiche, per differenziare sempre più il 5G dal 4G in ogni ambito

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