Nella Città del Quarto d’Ora tutto ciò che serve si trova a un massimo di 15 minuti da casa, da percorrere a piedi o in bici.
Dopo la pandemia niente sarà più come prima, a partire dalle città. Arriva dalla sindaca di Parigi,
Anne Hidalgo, e dal professore della Sorbona
Carlos Moreno la proposta di rivoluzionare la struttura della metropoli suddividendola in quartieri dove ogni servizio si trova a meno di 15 minuti da casa: una
Città del Quarto d’Ora. La macchina non viene presa in considerazione, il tempo calcolato è quello di chi si sposta
a piedi o in bicicletta. Parigi ha addirittura creato un assessorato, alla “
Ville du quart d’heure” appunto, ma altre città stanno pensando a un approccio simile. Il 15 luglio 2020, per esempio, le 94 metropoli facenti parte del gruppo
C40 hanno adottato la stessa agenda in materia. Tra loro, le italiane Milano, Roma e Venezia. Ma anche Genova, pur non campeggiando nel gruppo, ha avviato un progetto di riqualificazione chiamato “città dei 2 km”.
L’idea è nell’aria da tempo per i suoi risvolti sostenibili, ma il
Covid-19 ha reso la ri-pianificazione urbanistica una priorità, mostrando la
mancanza di equilibrio delle reti urbane attuali. Il tempo impiegato oggi per raggiungere una destinazione, sia essa il posto di lavoro, un ristorante o un supermercato, non è soltanto perso, ma anche occasione di potenziali contagi. E l’invito allo smart working unitamente al divieto di assembramenti hanno
spopolato il centro delle città, dove molte delle attività di ogni settore sono concentrate. Inoltre, hanno dato modo di ragionare sulla mobilità cittadina, da tempo al centro di progetti green rivoluzionari.
Non si interverrà radicalmente demolendo e ricostruendo, né si alzeranno mura tra i quartieri. Si partirà invece dal
ripensamento degli spazi comuni e dalla
valorizzazione di ciò che esiste già. L’ottica è quella del
riuso e lo scopo è incoraggiare il
popolamento di tutti i quartieri, per distribuire, a poco a poco, attività e servizi.
Smart city, green city
Non può esistere una Città del Quarto d’Ora senza un investimento sull’
innovazione tecnologica e sulla
digitalizzazione, per modernizzare sistemi e strutture in tutti i campi: casa, lavoro, scuola, spesa, salute e svago. E per permettere ai cittadini di
interagire con le istituzioni, affinché possano partecipare ai processi decisionali riguardanti il contesto in cui vivono.
Per quanto riguarda il lavoro, urge che ognuno abbia a disposizione
tecnologie adatte allo smart working, ma è fondamentale anche l’allestimento di
spazi di coworking di quartiere. Nonché una rete
Wi-Fi veloce e gratuita. È necessario investire sulla
telemedicina, perché i pazienti possano ricevere consigli e consulenze direttamente a casa propria. Ma anche dotare ogni quartiere di strutture sanitarie tecnologizzate, che sappiano comunicare in tempo reale con i suddetti pazienti. Un elemento imprescindibile per vivere serenamente la propria città è poi la
sicurezza, da garantire attraverso dispositivi all’avanguardia che vigilino sul rispetto delle regole.
Ma la tecnologia non basta. Per spingere le persone ad aggregarsi, a vivere una vita di quartiere, non è sufficiente dotare quest’ultimo di tutti i servizi necessari. Bisogna anche abbellirlo e non c’è niente di meglio della
vegetazione per renderlo più appetibile, meno anonimo e più vivibile. Spazio al verde nelle aree pubbliche, dunque, come cornice ideale della socialità. Ma anche come antidoto alla CO
2, già contrastata dal bando delle automobili e dall’incoraggiamento della
mobilità dolce, a piedi e in bici.
Un’urbanistica della prossimità
La progettazione urbana basata su quartieri monofunzionali ha fatto il suo tempo. La città del futuro fonde le tipologie degli edifici – case, uffici, scuole, negozi, strutture sanitarie, centri culturali, sportivi e di intrattenimento –, diventando
policentrica. Ogni quartiere costituisce così un piccolo mondo autosufficiente, grazie alla presenza di servizi essenziali in tutti gli ambiti. L’obiettivo è di cementare le relazioni interpersonali favorendo il
commercio di prossimità, che valorizzi economicamente anche le aree marginali. Non per costruire una società frammentata, campanilistica e chiusa, ma per far sì che ognuno trovi la propria
dimensione ideale all’interno di metropoli sempre più grandi e caotiche. E, sul piano pratico, per facilitare approvvigionamenti, commissioni, spostamenti e tutto ciò che caratterizza la vita cittadina.
Per fare un paragone digitale, il quartiere del futuro è una piattaforma multimarca e multiservizio, dove trovare ciò che serve. Con la capitale differenza che la Città del Quarto d’Ora si basa sulle interazioni umane e su un rinnovato
senso di appartenenza. Anche in questo caso è il Covid ad aver dato una spinta. L’inibizione degli spostamenti, per precauzione o divieto, ha permesso alle persone di riscoprire i dintorni di casa. In termini turistici, con la tendenza dell’estate 2020 a visitare i luoghi meno noti, ma meritevoli, del proprio territorio. In termini commerciali, con il piacere di approvvigionarsi sotto casa, riscoprendo attività di quartiere e angoli nascosti. Non solo per comodità o costrizione, ma anche per
solidarietà con i piccoli commercianti. In Italia è una tendenza già radicata, si tratta solo di dotarla delle tecnologie necessarie perché dia i suoi frutti in termini di miglioramento effettivo della qualità della vita.
Serve la cooperazione di tutti
L’obiettivo è quello di creare, attraverso il ripensamento degli spazi e dei tempi, una smart city più sostenibile, sana e a misura d’uomo.
People, Planet, Prosperity, recita il principio di azione dell’era contemporanea, dove l’ultimo elemento, il Profitto, deve essere una conseguenza del benessere dei primi due, le Persone e il Pianeta. Ma il motore sono le persone. Non esiste progettualità, a maggior ragione in città, senza la
collaborazione di tutti: istituzioni, aziende, istituti di ricerca, cittadini e, naturalmente, amministratori di condominio. Sarà però necessario innanzitutto concentrarsi sui quartieri che hanno più bisogno, per scongiurare il rischio che tale modello rafforzi le disuguaglianze, risultando efficace soltanto là dove già le cose funzionano.
Il progetto “Città del Quarto d’Ora”, che, nato nel contesto della campagna elettorale per le elezioni parigine 2020, sarebbe potuto essere presto dimenticato, ha invece trovato terreno fertile per crescere, non solo a Parigi.